VIVERE TRA TERRA E ACQUA

Dalla palafitte preistoriche a Venezia

Adriana Giannini

 

Nel gonfalone di Venezia il leone di San Marco ha le zampe anteriori sulla terraferma e quelle posteriori in acqua, un modo semplice ed efficace per rappresentare l'essenza stessa di una città che non avrebbe potuto costruire la sua fortuna se non avesse avuto il mare attraverso cui commerciare e la campagna da cui rifornirsi. Quest'anno questa città unica al mondo compie  1600 anni in quanto la sua fondazione viene fatta risalire alla posa della prima pietra di una chiesetta in Rivus Altus (l'attuale Rialto) il 25 marzo 421 dopo Cristo. Voluta dalla piccola comunità di popolani che si erano insediati sulle isolette dalla laguna per sfuggire alle invasioni barbariche, la chiesa esiste ancora, è dedicata a San Giacometo e, naturalmente, non è più quella originaria, anche se rimane la più antica di Venezia.

L'importante anniversario si è purtroppo scontrato con la pandemia da Covid 19 ed è stato festeggiato in maniera più sobria di quello che si sarebbe potuto fare in circostanze diverse.  Tra le varie iniziative comunque partite ce n'è una che, anche se con un certo ritardo, mi fa piacere segnalare. Si tratta di una mostra dal titolo Vivere tra terra e acqua che  lega indissolubilmente la nascita di Venezia alla molto più antica tradizione delle civiltà palafitticole ben rappresentate nel Veneto, così come in numerosi siti dell'arco alpino negli ultimi cinque millenni a. C.






Come è noto infatti l'impianto urbano di Venezia poggia tuttora su fondazioni in legno, pali di quercia conficcati nel terreno melmoso su cui venivano poi collocate robuste piattaforme di legno in grado di reggere persino le chiese e i  palazzi di tre- quattro piani delle ricche famiglie veneziane. Una tecnologia basata sulla proprietà che ha il legno immerso nell'acqua di conservarsi molto a lungo come dimostrano non solo gli edifici veneziani, ma anche i resti degli insediamenti palafitticoli tuttora sommersi, ben visibili per esempio nelle acque del lago di Garda, al largo di Peschiera.
Ed è proprio questo confronto tra le colture preistoriche dell'arco alpino e la gloriosa civiltà veneziana ad essere il leitmotiv della mostra ospitata tra l'altro in uno dei più notevoli edifici cittadini, Palazzo Corner Mocenigo in San Polo, sede del Comando regionale veneto della Guardia di Finanza, un'istituzione che da qualche tempo ha avviato iniziative per promuovere l'imprescindibile legame tra cultura e legalità e fare conoscere al pubblico la sua fondamentale attività di tutela del patrimonio storico e artistico italiano.

La mostra si apre  con una panoramica dei 19 siti palafitticoli italiani riconosciuti insieme a quelli di Svizzera, Francia, Germania, Austria e Slovenia dall'UNESCO patrimonio mondiale in quanto preziosa fonte di studio sulle prime società agrarie europee tra il 5000 e il 500 a.C.
A illustrarli sono foto anche subacquee, modelli di palafitte, utensili, armi, monili, vasi in legno e ceramica e curiose tavolette enigmati che testimoniano non solo l'abilità artigianale raggiunta da questi antichi abitatori dei nostri ambienti lacustri, ma anche lo stile di vita, le fonti di approvigionamento, gli scambi commerciali con regioni anche molto lontane come il Baltico da cui proveniva l'ambra, la Spagna, la Sardegna, l'Europa orientale e l' Anatolia da cui venivano il rame e lo stagno da cui si otteneva il bronzo. Dalle campagne circostanti venivano invece i semi, le terre colorate e le piante medicinali trovati sul fondo dei recipienti a testimonianza di una tradizione molto antica della cura del sè.

 




Amore del bello e cura del sè che hanno conosciuto una vera esplosione in Venezia divenuta già all'inzio del prmo millennio un attivissimo centro di produzione di raffinato artigianato e di intensi scambi con l'Oriente. Lo testimoniano le vetrine della mostra con rare ceramiche graffite, l'esibizione di pregiati tessuti in seta e oro, dipinti e incisioni raffiguranti i sontuosi abiti in voga nel Rinascimento, ma anche il ricco repertorio farmaceutico proveniente dal convento di San Francesco in Vigna e  lacche, porcellane e preziosi abiti  di corte prestati dal Museo di Arte orientale di Venezia.

La mostra è gratuita e visitabile fino al 31 ottobre previa prenotazione a museovenezia@gdf.it  Chi non potesse vederla può fare un giro virtuale nel palazzo visitando il sito www.palazzocornermocenigo.it Inoltre è stato pubblicato un catalogo della mostra curato da Federica Gonzato che dirige il Museo archeologico nazionale di Verona e da Ivan Toluzzo, tenente colonnello della sede di Venezia della Guardia di Finanza. Ricco di contributi e illustrazioni forniti dai responsabili dei vari musei prestator, il libro intitolato appunto "Vivere tra terra e acqua" costa 10 euro e può essere richiesto tramite la rete o le principali librerie.

 

 

7 Ottobre 2021